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Ti Tocca Ma NON Ti Vuole: Il Gioco SUBDOLO della Friendzone

C’è un errore che tantissimi uomini commettono senza nemmeno accorgersene. Un errore che li catapulta dritti nella famigerata zona grigia, quella in cui sei importante ma non desiderato, presente ma mai scelto. Sei il confidente, il porto sicuro, l’amico fidato. Ma non sei mai l’uomo. E il vero paradosso è che questa trappola non si presenta con freddezza o distacco, ma spesso si manifesta con attenzioni eccessive, gesti affettuosi, contatti fisici teneri che sembrano promettere qualcosa… ma non portano da nessuna parte.


Quella carezza sulla spalla, quei “grattini” sul divano, quella complicità fatta di coccole e sorrisi ti illude. Ti fa pensare che ci sia una porta socchiusa, che basti aspettare, che prima o poi qualcosa cambierà. Ma non cambia. Non succede niente. Nessun bacio. Nessuna tensione sessuale. Nessuna evoluzione. Solo una finta intimità che tiene te agganciato emotivamente e lei comoda nella certezza di averti sempre lì. Non sei il suo partner, non sei nemmeno un flirt. Sei una figura utile, familiare, rassicurante. Ma priva di attrattiva.


Il motivo? Hai perso tensione. Hai perso mistero. Hai perso il tuo valore percepito. Sei diventato disponibile al punto da annullare qualsiasi dinamica di selezione. Hai messo a sua disposizione attenzioni, affetto, presenza, senza mai creare uno spazio per la possibilità. E nel momento in cui una donna si sente completamente in controllo, quando può toccarti senza pensare alle conseguenze, quando sa che ci sarai comunque vada, inizia a vederti con occhi diversi. Non come uomo, ma come accessorio emotivo.


La cosa più pericolosa di questa dinamica è che si autoalimenta. Più resti in quella zona grigia, più speri che lei “capisca”, che si renda conto di quanto vali, che un giorno si svegli con il desiderio che vedi tu. Ma la verità è che se tu resti, così come sei, lei non cambierà prospettiva. Ti ha già collocato in una casella. E in quella casella non c’è spazio per l’attrazione. Solo per la gratitudine. Solo per il conforto. Solo per un’affettuosità che non porta da nessuna parte.


E il tempo non gioca a tuo favore. Perché più a lungo rimani nel ruolo dell’amico speciale, più quella posizione si consolida. E meno possibilità hai di uscirne. Diventi il fratello, il compagno di chiacchiere, il supporto emotivo. Ma mai il compagno sessuale o sentimentale. La tensione emotiva, se non si trasforma, si spegne. E quando si spegne, riaccenderla richiede uno strappo. Una rottura. Un cambiamento netto.


Uscire dalla FriendZone non è impossibile, ma richiede lucidità. Serve leggere bene i segnali. Serve capire quando un tocco è solo affettuosità innocua e quando è parte di una tensione che può evolvere. Serve anche coraggio. Il coraggio di non accontentarsi. Il coraggio di non vivere per mesi nell’attesa. Se senti che tra di voi c’è qualcosa, devi avere il coraggio di guidarla su un piano più intimo. Non forzando. Non aggredendo. Ma portando la conversazione, la complicità, l’interazione verso un livello dove l’attrazione può respirare.


Serve chiarezza. Chiarezza su ciò che vuoi. Su ciò che provi. E soprattutto, chiarezza nei tuoi confini. Se lei vuole solo compagnia e coccole, ma tu vuoi altro, è tuo dovere dirtelo. È tuo dovere stabilire un limite. Perché se non lo fai, se resti lì per il timore di perderla, sei già perduto. La tua energia si trasforma in bisogno. E il bisogno non è mai attraente.


Essere presenti va bene. Ma esserci sempre, a tutte le ore, a qualsiasi chiamata, significa rinunciare a una parte della tua forza. L’interesse nasce anche dallo spazio. Dal tempo. Dalla selettività. Dal fatto che tu non sei lì per tutti. Che tu non sei accessibile come un servizio. Ma sei un uomo che sceglie, che ha direzione, che ha valore. E quel valore non lo svende.


La Friend Zone non è una condanna. Ma uscirne richiede una scelta. La scelta di non vivere più nella speranza. La scelta di non accettare una dinamica che ti svuota. La scelta, se necessario, di andartene. Non per punirla. Ma per proteggerti. Per recuperare dignità, attrattività e centratura.


Quasi tutti ci sono passati almeno una volta. Non è motivo per colpevolizzarsi. Ma se oggi hai consapevolezza, hai anche potere. Il potere di cambiare la dinamica. Di riprendere in mano la tua energia. Di ricollocarti. O, se serve, di liberarti. Perché restare dove non vieni scelto è il modo più lento per perdere te stesso.



 
 

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